Cosa c’è di nuovo? Niente, la guerra…

Ebbene sì, ho rubato il titolo del post da un libro scritto da un’amica che non vedo da tempo.
Perché ci sono e ci sono state nel mondo talmente tante guerre che parlarne non è più una novità!

Superata l’introduzione filosofica, passiamo ai racconti. Cecilia ha già descritto i tunnel, aggiungo qualche foto e gli ultimi dettagli!!!

Inizio dicendo che non sono claustrofobico, ma all’uscita dal primo tunnel di soli dieci metri avevo il respiro affannato.. Forse per i pipistrelli, ma credo soprattutto per gli strettissimi spazi sottoterra!!!

Regola numero 1: non perdere la guida. Se sbagli strada, nei bivi sotterranei, rischi di perderti o finire in qualche trappola.. Scusa? Oi cioi ioi! (tipica esclamazione di stupore vietnamita)

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Ho visto numerosi film di guerra, mi piace il genere, ma pensare che proprio dove sto passando io si inseguivano e sparavano i soldati, mi fa molto effetto. Penso anche al caldo, alla mia sete (e sono solo turista), alle zanzare (mille) che sembrano dei b52 e a tutti gli altri insetti e animali che vediamo in questa giungla…

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Foto di ingresso dei tunnel (l’ingresso ora è turistico, prima erano botole camuffate nel terreno, di 40cm x 40cm… Il primo ostacolo per i grossi soldati americani!!!

Non ci sono foto dei tunnel veri e propri: ero ultimo della fila, concentrato a non perdermi per sempre là sotto!! Poi l’unica luce era la torcia della guida (un soldato) avanti a me di almeno 15 metri. In una stanza sotteranea ci ha detto: questo tunnel porta sotto al terzo livello, a 50 metri sotto terra… Anche no!!!

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Nota semi umoristica:
Amici del Paintball! (guerra con pistole a pallini di vernice) qua hanno tutta l’attrezzatura! E costa poco! E lo scenario è incredibilmente realistico (ma va?). Organizziamo?!? 😉

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Questa invece è la famosa sartoria delle mamme “lavoratrici” del secondo centro

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Una cosa buffa di questa città è che la maggior parte degli edifici è simile a questo (anche il Mai Tam): stretto sulla strada ma profondo. Quello nella foto è un albergo…

Ma passiamo alla giornata di oggi. Sto tranquillamente per mettermi a riposare dopo pranzo e suona il campanello. È Jonh. Mi chiede se posso accompagnare i bimbi in piscina. Ma certo! Ecco perchè era tutto il giorno che facevano quei movimenti stile nuoto con le braccia! Salgo sul taxi con 11 bimbi. Beh, era da 7 ma ci stavamo! John non viene. Ehm…scusa? Si, tranquillo, ti raggiungo dopo. Perfetto. Sono su un taxi verso una piscina. Con 11 figli non miei. Sapendo ben 11 parole in vietnamita, ovvero i numeri fino al 10 (con qualche incertezza sul 9..) e un’esclamazione di stupore (stile “oh my god!”, il già citato “oi cioi ioi…) Tempo 11 secondi e mi attraversa un brivido freddo di panico. Ok, sono pronto! Poi c’è Tuan, il più grandicello, che almeno 11 parole in inglese conosce…
È andata strabene! Ho dovuto peró comprare 3 costumi perché non si poteva fare il bagno in pantaloncini e tre bimbi rischiavano di rimanere all’asciutto…
ho lanciato bambini per tre ore da una parte all’altra della piscina. All’inizio il bagnino mi fischiava contro ogni due secondi, poi ha desistito… 😉

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Ci sono anche un paio di video!!

Arriva John e andiamo a mangiare la pizza! Wow!

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Orpo, forse ho cantato vittoria troppo presto! Non è pizza questa roba!!!
Nota economica: in 13 abbiamo speso 14 euro…
Tra una margarita (ma non era un cocktail?) e una pepperoni, siamo pronti per tornare a casa!!! No. Come no? C’è un parchetto e i bimbi vogliono giocare. Ok! Si scatenano mezzoretta, come al solito al grido di “Thu Davids”, una sorta di zio Davide (forma di rispetto vietnamita per i più anziani. Più anziani in senso relativo, non assoluto!! Che pensavate?)
Siamo pronti per tornare a casa. No. Come no? I bimbi vogliono il pollo fritto, da KFC. John dice che oggi li ho fatti scatenare e hanno più fame del solito… Ok! Entriamo. L’aria condizionata più potente di tutta la mia vita. È un freezer!! Naturalmente i miei pantaloni sono fradici perchè il costume non è ancora asciutto. Iniziano a ghiacciarsi. Fantastico…
John ci saluta. Deve andare. Perfetto. Rimango con gli 11 figli non miei e le 11 parole in vietnamita…
tremo. Ma stavolta non è paura. È per il freddo!
Poi un dubbio mi scuote dal torpore: non conosco l’indirizzo di casa! Ci ho provato ad impararlo a memoria, ma è impossibile: una sequenza di auoni gutturali lunghissima. I primi giorni me lo sono fatto scrivere, ma naturalmente il biglietto è a casa. Inseguo John che me lo scrive su un tovagliolo. Spero di non usarlo distrattamente per soffiarmi il naso o sono fregato.
Dopo averli pressoché rincorsi tutto il tempo per tutto il Fast food per evitare facessero troppi danni, siamo pronti per tornare a casa. No? Come noooooo? 😥
Il grido è all’unisono: “ais crim!!! Ais crim!”. Orpo, loro ne conoscono 12 di parole in inglese!!! Compro l’ice cream, uno anche per me, tanto oramai sono in temperatura. Usciamo e i pantaloni iniziano a sbrinarsi velocemente. Ora il nuovo coro è: Taxi! Ma non la conto come nuova parola…troppo facile!
Non ci credo! Andiamo davvero a casa! Fermo un taxi. Ma è troppo piccolo. Cerco di spiegarglielo, ma non capisce, poi appaiono gli undici nani piano piano dietro di me. Sorride. Chissà che pensa, ma ha capito! Chiama via radio un taxi da 7. Saliamo e mostro il tovagliolo con l’indirizzo al conducente. Per fortuna non è stato usato!!! Ma non capisce. Ma come? Niente da fare, non capisce la scrittura di John. Ottimo! Tempo di pensare ad una veloce soluzione e undici piccoli indiani recitano in coro l’indirizzo, stile filastrocca. Piccoli fetenti mi avete salvato. Arriviamo al Mai Tam. Con una pizza per Cecilia. Diluvia. I miei pantaloni tornano fradici. Scusatemi, ma devo proprio andare a farmi una doccia e a cambiarmi!!! Che giornata!
Oi cioi ioi!!!!

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